Un territorio fra lago e montagna


«Sono nato e cresciuto in salita [...] su un pendio scalinato a terrazze dove un tempo coltivavano l'orto e la vigna: un pendio esposto a mezzogiorno (perciò gli uomini e le piante maturano bene), che sale dall'incavo del lago e che continua a montare divenendo roccia”.

Così, Carlo Mauri, alpinista lecchese fra i più celebri, scrive nell’incipit del suo libro autobiografico “Quando il rischio è vita”, riassumendo, con poche e incisive parole, l'anima del territorio lecchese e della sua gente.

In questo territorio città e paesi si sono sviluppati spesso negli esigui spazi pianeggianti stretti fra lago e montagna. A volte hanno dovuto crescere su pendii improbabili, dove le strade sono sempre in salita e anche trovare uno spiazzo orizzontale dove i bambini possano giocare al pallone è cosa rarissima.

I lecchesi sono figli di questi luoghi: cittadini con un piede a lago e uno a monte. Figli delle fabbriche e delle officine dove si lavora il ferro, che per decine di anni hanno costituito la base dello sviluppo economico del territorio. Eppure mai troppo distanti dalla terra e dal lavoro dei campi e degli orti.

Le grande tradizione alpinistica lecchese non poteva che nascere qui, dove tanti giovani dal fisico temprato dal duro lavoro delle officine hanno trovato, sulle centinaia di pareti di calcare che si innalzano appena fuori dalla porta di casa, la palestra naturale dove dare sfogo alla propria voglia di avventura e inseguire sogni che spesso li hanno portarti lontano, oltre i limiti assegnati dalla loro condizione sociale ed economica, verso le montagne più belle e difficili del mondo, con la forza dell’amicizia, del gruppo e della straordinaria determinazione dei singoli.
In questo territorio città e paesi si sono sviluppati spesso negli esigui spazi pianeggianti stretti fra lago e montagna. A volte hanno dovuto crescere su pendii improbabili, dove le strade sono sempre in salita e anche trovare uno spiazzo orizzontale dove i bambini possano giocare al pallone è cosa rarissima.

I lecchesi sono figli di questi luoghi: cittadini con un piede a lago e uno a monte. Figli delle fabbriche e delle officine dove si lavora il ferro, che per decine di anni hanno costituito la base dello sviluppo economico del territorio. Eppure mai troppo distanti dalla terra e dal lavoro dei campi e degli orti.

Le grande tradizione alpinistica lecchese non poteva che nascere qui, dove tanti giovani dal fisico temprato dal duro lavoro delle officine hanno trovato, sulle centinaia di pareti di calcare che si innalzano appena fuori dalla porta di casa, la palestra naturale dove dare sfogo alla propria voglia di avventura e inseguire sogni che spesso li hanno portarti lontano, oltre i limiti assegnati dalla loro condizione sociale ed economica, verso le montagne più belle e difficili del mondo, con la forza dell’amicizia, del gruppo e della straordinaria determinazione dei singoli.